Benvenuta Shanghai

Shanghai e la Guerra in Ucraina

Le scene da Shanghai di ventenni e trentenni che spontaneamente in molti quartieri violano il lockdown e rivendicano il cibo, rifornimenti alimentari e in taluni casi se lo vanno a prendere in massa, tutti rigorosamente con la mascherina al volto, qualche cosa ci trasmette per il futuro:

Benvenuta Shanghai nella lotta di classe all’epoca del coronavirus!

Nel frattempo ci induce ad un paio di riflessioni.

Uno che la propaganda e l’ideologia “orientalista” in salsa razzista si rafforzerà, anche a partire del conflitto in Ucraina, contro “gli orchi Russi”, contro i “dragoni Cinesi” da contenere con le armi del civile occidente.

Due, che non abbiamo mai capito nulla degli atteggiamenti delle forze impersonali del capitale nei confronti della pandemia.
Laddove la composizione organica del capitale è alta e a sfavore del capitale variabile, il fermo delle produzioni ha un impatto maggiore dei milioni di ore perse per malattia. È ovvio che la perdita delle ore di lavoro alla fine incide sulla produttività. Risultato, lockdown equilibrato, campagna vaccinale (quarta dose?) e green pass.

Laddove come in Cina il rapporto ancora non è così elevato, e l’accumulazione si trova nella sua curva più alta basata sulla estorsione del plusvalore assoluto attraverso l’utilizzo estensivo del capitale variabile, ossia l’uso estensivo di un numero eccezionalmente vasto di forza lavoro operaia, il lockdown rigido ristretto nel tempo per la Cina è l’equilibrio migliore per affrontare la crisi, ma fame per i proletari come in Occidente.

È la composizione organica e tecnica del capitale che determina le strategie anti covid dei diversi governi e nazioni presi in una competizione mondiale di mercato sempre più agguerrita, dove la subordinazione dei paesi ricchi di materie prime e di quelli produttori delle stesse fonti primarie minerarie e agricole è fattore vitale per gli USA e la decadente Europa che non hanno più l’esclusivo appannaggio della rapina imperialista delle risorse naturali della terra.

Benvenuta sia la Cina nella contesa generale da ambo i lati: sia dal lato delle forze del capitale, perchè il loro emergere è possibile solo in virtù dello scricchiolio e della crisi generale di un sistema di sfruttamento mondiale che si trova prigioniero delle sue stesse contraddizioni; ma soprattutto dal lato dell’immenso mare proletario composto da cinesi e milioni di immigrati di tutta l’Asia, di cui le scene di Shanghai potrebbero segnare una svolta verso un preludio di un futuro anche nel breve periodo di lotte improvvise, spontanee e generalizzate.

Se questi sono i prodromi del tempo che sta per precipitare velocemente, la durata della attesa sul bordo del fiume giallo nel veder scorrere il cadavere del concorrente capitalista occidentale si accorcia per le forze del capitalismo cinese. Necessariamente tanto più se le scene di Shanghai si ripeteranno altrove nel dormiente paese e continente cinese determinando il presupposto che i margini di compensazione della crisi del capitalismo anche lì si stanno esaurendo.

Benvenute siano queste scene nonostante non conosciamo chi si batte contro i lockdown, quali convinzioni abbiano, quali le determinazioni del rapporto del capitale spinge a rompere il coprifuoco anti pandemico: se per “ripristinare” il libero mercato interrotto cui ceti medi produttivi e lavoratori si sono determinati; o per sperimentare una lotta proletaria che necessariamente deve confrontarsi con la schiavitù del mercato e dello scambio di valore tra le merci prodotte, che non consente più come prima la riproduzione delle condizioni della vita proletaria e in generale.

Come le persone sfruttate lì si dislocheranno a breve, se per difendere la “casa comune” cinese contro cui l’occidente già ora rivolge le sue attenzioni armate, oppure la lasceranno bruciare non è dato sapere.
Tantomeno non è dato sapere come si dislocherà il proletariato europeo, occidentale e statunitense (anch’esso multirazziale e meticcio che insieme a quello black, bipoc e immigrato si è manifestato nella George Floyd Rebellion), se intenderà difendere la casa comune “culla della civiltà” democratica liberale occidentale minacciata dagli orchi dell’Oriente, oppure anche esso la lascerà scricchiolare e poi franare perchè anche in questa sacra culla la condizione della vita è sempre meno resiliente alla legge del modo di produzione del valore capitalistico.

Dal coprifuoco anti pandemico a quello della legge marziale di guerra, la cui sostanza medesima è la difesa della determinazione della “casa comune” capitalistica sul mercato mondiale come dominatori a difesa della propria contrastata supremazia, o come ascari asserviti ad esso, oppure come resistenti reazionari all’interno di una legge del valore capitalistico da non oltrepassare.

Gli sfruttati dell’India, Bangladesh, Pakistan, Sud Africa e soprattutto di quelle nazioni Africane che sono altrettanto ricche di materie prime, in questa guerra in Ucraina e nella escalation che si prepara non vorrebbero entrarci. Come non lo vorrebbero i contadini nativi e poveri dell’America Latina ed il proletariato meticcio, attualmente tutti mal rappresentati dai loro governi agli ordini della legge del mercato, che all’ONU non si uniscono alla condanna della Russia, oppure lo fanno davvero malvolentieri.

Il minimo che possiamo fare, ma che è il massimo, è chiarire che non vi è pace per gli sfruttati proletari, i razzializzati e gli oppressi in generale nel riconoscere una strumentale causa e principio di “autodeterminazione delle nazionalità”, che non può che essere altro dall’uso strumentale dall’Occidente in cui viviamo per la Ucraina (e del Donbass incluso) sottomessa al dominio ed allo sfruttamento del mercato in agguerrita competizione, tantomeno quella per la sovranità di Taiwan, che insieme rappresentano la misura della difesa e della offensiva della “casa comune” del capitale occidentale che bisognerebbe qui contrastare.

Benvenuta Shanghai, che i venti della crisi possano spingere verso una determinazione di un nuovo mostro proletario meticcio e multirazziale contro le sirene dell’Orientalismo occidentale e di un impossibile mercato multipolare tutte a difesa della barbarie capitalista!

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